La soluzione delle beghe legate alla cava della Toro srl, sul confine tra Chiusa di San Michele e Sant’Ambrogio, sembra tutt'altro che vicina.
Dopo il sopralluogo, avvenuto il
15 luglio, da parte del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri),
dell’Arpa e dei responsabili degli uffici tecnici dei due comuni, erano state
emesse due ordinanze di sgombero dei materiali rinvenuti. Per quanto riguarda
il territorio di Chiusa, sarebbero stati da rimuovere diversi fusti contenenti
bitume e altri liquidi, mentre sul territorio Sant’Ambrogio dovevano essere
tritati gli enormi cumuli di materiale presenti sul piazzale. Questi interventi
non sono mai stati intrapresi e non erano più giunte notizie da parte della
Toro srl, almeno fino alla scorsa settimana.
Infatti, proprio all'inzio di dicembre è stato recapitato un esposto ai due Comuni, in cui si annuncia che la
proprietà, rifiutando le ordinanze di sgombero, ha fatto ricorso al TAR. Ciò
che viene contestato sono le modalità di emissione delle ordinanze, per cui la
proprietà afferma di non essere stata avvertita, che non le sono stati mostrati
i verbali dei ROS e che i sindaci non avrebbero avuto l’autorità per emettere
tali ordinanze.
«Si tratta solo di una scusa per
prendere tempo», sottolinea il sindaco di Chiusa, Fabrizio Borgesa. Mentre però si procede alle verifiche sul ricorso, si allontana nei due Comuni la speranza
di vedere bonificata quell’area.
«Stiamo procedendo unitamente a
Sant’Ambrogio nell’individuazione di un legale che faccia valere le nostre
ragioni», continua Borgesa. Purtroppo però la strada sembra in salita. Infatti la
proprietà sarebbe pure intestata ad una signora di oltre ottant’anni, quindi
difficilmente incriminabile per qualsivoglia motivo.
Purtroppo, nel caso in cui i due Comuni
non riescano a spuntarla, difficilmente saranno in grado di far eseguire la
rimozione dei materiali, che avrebbe dei costi molto elevati. In tal caso si
dovrebbero aspettare finanziamenti provenienti da chissà dove, mentre nell’area
permarrebbe il degrado che crea un danno non solo all’ambiente, ma anche all’immagine
dell’intero Piemonte, essendo proprio ai piedi del monumento che ne è il
simbolo.
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